Vacanze Estive


USANDO andrà in ferie dal 13 Agosto al 22 Agosto.
Buone vacanze a tutti, a prestissimo

USANDO su Case & Stili

Ci trovate sulla rivista bimestrale Luglio-Agosto 2010 a pag.76...


Vintage mania: il nuovo è usato


Un giro tra le fiere del vintage di super-lusso e i mercatini dell'usato. Alla ricerca di nuove tendenze che rielaborano in maniera personale lo stile del passato.
Essere alla moda nel XXI secolo significa andare a caccia di cosa si indossava dieci, venti, cinquant'anni fa girando per le bancarelle dei mercatini o, ancora meglio, frugando negli armadi delle nonne e nelle cantine, reinventando qualche capo o qualche accessorio, stravolgendo così lo stesso concetto di moda non necessariamente destinata a rinnovarsi ad ogni nuova collezione.
C'è sempre di più interesse per i banchi dei mercatini, alla ricerca di un capo unico, con un passato da raccontare.
Che sia un tentativo di opporsi alla globalizzazione che porta all’omologazione?
Forse, ma oggi lo spirito boheme degli abiti d'annata o di seconda mano sta lasciando spazio al vintage griffato: abiti vecchi sì, ma pur sempre firmati.
E gli stilisti si adeguano al trend, riproponendo le copie, rivisitate in chiave moderna, delle loro collezioni di 20/30 anni fa.
Perché il nuovo glamour sta nel mixare in libertà e armonia il vecchio e il nuovo creando una moda personale e piena di charme.

Quante storie avranno visto dall’alto i cappellini che oggi vediamo dalle vetrine dei negozi vintage in tutto il mondo.
Chissà che segreti avranno nascosto le borse di Gucci o di Luis Vuitton, oggi nella top ten dell’usato griffato.

Il marchio fa aumentare vertiginosamente i prezzi.
Basta il logo di Yves Saint Laurent o Chanel in bella mostra a renderle tra le prede più ambite dagli amanti del vintage di lusso.
Il vintage oggi non si limita a vestiti e accessori: bijoux, pizzi e bottoni in stile retrò, meglio se retrò e basta, sono oggetti del desiderio di irrinunciabili e fanatiche fashion victim.Come nelle favole i vintage addict italiani hanno come meta un castello: quello di Belgioso, in provincia di Pavia, dove ad aprile si tiene il Fashion Vintage Show, unica mostra mercato del genere che è un appuntamento a cui non si può dire di no.
Frugare tra i banchi degli espositori, trovare l’agognato abito di Valentino anni Settanta o il foulard di Roberta di Camerino. Scoprire che sul mercato è rimasto ancora un modello di Hermès alla nostra portata. Il paradiso è lì.

Ma la tendenza non è solo verso il vintage di lusso di abiti e borse firmate, in Italia sta riscuotendo un grandissimo successo il negozio dell’usato, più comunemente chiamato “mercatino” che però non sembra essere un termine adatto dato che ci si sta evolvendo verso un modello di mercatino dell’usato sempre più bello e coinvolgente. Pulizia e ordine, oggetti selezionati, cordialità e disponibilità, servizio orientato alle esigenze del cliente.
Questa tendenza è diventata di moda (vintage, modernariato, personalizzazione) tanto che ben lontani dall’essere arrivati alla saturazione del mercato, i mercatini dell’usato sono presenti in tutte le province, anche in quelle più “consumiste” dove, l’acquisto di prodotti già utilizzati da altri, non avrebbe potuto sembrare una tendenza capace di diffondersi.
Insomma si delinea un forte interesse del consumatore che sicuramente caratterizzerà sempre di più il modo di fare acquisti nei prossimi anni.

Cos’è e come funziona il mercatino dell’usato?
Per mercatino dell'usato intendiamo un'Agenzia d'Affari organizzata come attività di intermediazione tra privati che utilizza il sistema del conto vendita.
In sostanza l'agenzia non è altro che una struttura che ospita oggetti usati che privati cittadini mettono a disposizione di possibili acquirenti.

Il responsabile di tale struttura non è un commerciante, in quanto non pone in vendita direttamente merce della quale detiene il titolo di proprietà, ma si configura come un promotore di affari. La sua opera viene ricompensata da una commissione in percentuale sul valore della transazione.
Se il cliente sta portando degli oggetti (e quindi è un venditore) è necessario stipulare un mandato di vendita (il contratto attraverso il quale l'agenzia può vendere gli oggetti del venditore) con la definizione delle percentuali di provvigione dei vari oggetti. Normalmente gli oggetti sono catalogati per categoria merceologica alla quale corrisponde una specifica provvigione.
E' importante sottolineare che il contratto tra l'agenzia e il venditore deve prevedere, allo scopo di rendere più appetibili gli oggetti invenduti, una diminuzione di prezzo in percentuale dopo che sono trascorsi un certo numero di giorni dal carico.
Attraverso la funzione di "abbassa prezzi" il titolare dell'agenzia è quindi nelle condizioni di aumentare in modo significativo la vendibilità degli oggetti. Questo strumento va ovviamente usato con criterio e con metodo. Ricordiamo infatti che abbassare il prezzo di vendita di un articolo significa abbassare il proprio margine di guadagno.
Anche l'abbassa prezzi è un operazione che deve comparire sul registro vidimato degli affari

A cura di Chiara Dal


Recessionista batte fashionista 3 a 0 e stringe la cinta (non firmata) di uno-due buchi, segnando punti a favore d’una nuova tendenza più in linea con l’attuale precarietà globale. Terremoto di terra o terremoto di tasca, siamo tutti appesi a un filo e - finalmente - ne abbiamo un’asciutta consapevolezza, dopo la sbornia degli edonisti anni Ottanta. Un paio di mesi fa aveva cominciato quella biondina newyorchese (tipico colletto bianco Wasp), vista nelle tivù di tutto il mondo, mentre, in shorts di cotone felpato grigio, lasciava l’edificio, dove lavorava prima del crollo delle banche, scatolone d’ordinanza tra le mani e via andare, in sandali di gomma, verso il nulla della sua vita urbana: Wall Street l’aveva mollata con un sms, all’alba, causa crisi mondiale. E lei, seriosa, incarnava la moda survival proprio dentro la crisi: zero trucco, capelli puliti, lo stretto indispensabile addosso e addio Fifth Avenue, quella Quinta Strada così adorata dalle compulsive dell’acquisto, ormai fuori tempo massimo.

Però, che chic naturale! Chi ha visto la deliziosa commedia sciocca I love shopping, letteralmente: «amo comprare» (tratta dall’omonimo libro di Sophie Kinsella, una guru per ogni donna dalle mani bucate), ricorderà l’attrice americana Isla Fisher mentre si rovina la vita per acquistare un abito verde di Zac Posen, una cinta vintage da quaranta dollari e una borsa di Gucci. Il tutto, usando tre carte di credito a botta. Bene, quella scema di Rebecca Bloomwood, la shopping-dipendente che ogni uomo di buon senso evita, è roba di ieri. Oggi, persone come lei, che l’implacabile mondo della moda definisce «fashionistas», cioè seguaci della moda, vengono rimpiazzate dalle sorelle più giovani e neo-hippie, le «recessioniste». Ragazze appena licenziate, o giovani donne col marito rimasto senza lavoro, che si possono incontrare soltanto ai grandi saldi. Firmati, s’intende.

Anche il mondo della moda fa i suoi conti con la scarsità di denaro e allora s’impongono nuove icone. Basta con le burinate di Victoria Beckham, sempre addobbata come un lampadario, sia pur griffato. Benvenuta Julia Roberts, che ricevendo l’Oscar, col solito abito da gran sera, ma di seconda mano, lo disse a chiare lettere: «Vesto usato e mi trovo bene». Bandite le scarpe di pelle di coccodrillo, o di serpente, tacco dodici. Fine delle due «g» (glamour e gigantismo), simboli di un’altra epoca, spazzata via dalla recessione. La decade della decadenza è morta con la fine dei quattrini, del lavoro, delle risorse. E avanza un nuovo tipo di femminilità, che combina antichi valori (serietà, classicismo, sobrietà) e nuove penurie. Un esempio? La recessionista (costruita, va da sé, dal design, dalla moda e dalle riviste femminili di classe, vedi Vogue) non compra per comprare. La sua musa è Michelle Obama, che perlopiù si serve da un sarto cubano (Narciso Rodriguez), sostanzialmente vissuto come un poveraccio di sarto, bravo, per carità, ma pur sempre scampato a Fidel Castro. Altro che Valentino, buono per le edoniste alla Jackie Kennedy. Semmai, la recessione guarda a Grace Kelly, ai suoi raffinati twin-set (le nonne li chiamavano «argentine») buoni da giorno e da sera. Quella memorabile scena dal film hitchcockiano La finestra sul cortile in cui lei, pratica bionda tuttofare, s’installa a casa di lui (James Stewart), portando tutto l’occorrente in un minuscolo beauty-case, torna utile adesso, mentre di giorno non sappiamo se torneremo a casa, la sera, ammesso che la casa non l’abbia pignorata il fisco, o non sia finita in briciole, col terremoto. Naturalmente, ciò non significa che Miuccia Prada metterà in vendita le sue scarpe dal tacco vertiginoso ai prezzi di H&M, però la sua collezione primavera-estate ha già eliminato i colori trillanti e solari, da estate in Sardegna, preferendo insistere sui toni bruni e beige, più da brava segretaria un po’ in ferie, che da scialacquona allo champagne.

Eppure, la nascita della recessionista ci ricorda altri effetti congiunturali sul costume. Basti pensare agli anni Venti, quando la ballerina e cantante Josephine Baker si esibiva vestita da un casco di banane, con effetto sexy-pauperista. Oppure ai Sessanta, quando Mary Quant s’inventò la minigonna per risparmiare sulla stoffa: divertimento e consumo vanno comunque d’accordo. Anche se la fine del capitalismo s’era annunciata con la moda hippy nei Settanta, in piena crisi del petrolio, al grido di: «Bruciamo il reggiseno!». Intanto, il magazine US Weekly s’industria a combattere la crisi, pubblicando una guida per trovare «i vostri jeans più hot sotto i 50 dollari». Come a dire: levateci tutto, ma non il sex-appeal.

Cinzia Romani
il Giornale.it

Classifica stilata dalla camera di commercio di milano
"Crisi, Roma capitale del second-hand"

Dai mobili ai vestiti: è boom di moderni rigattieriA Milano è più una moda che un'esigenza di risparmio

Il pensile della cucina e il passeggino per il pupo. E poi le scarpe da trekking e il caschetto per girare in bici. A Roma la moda del second-hand non si ferma al jeans griffato da scovare al mercatino delle pulci di Porta Portese o via Sannio. Con la crisi, la «second-hand mania» contagia anche settori finora lontani dal tradizionale mercato dell'usato, come le attrezzature sportive e le creazioni artistiche realizzate con materiale riciclato. Moderni rigattieri, dunque, che aiutano giovani e famiglie ad arredare casa, a fare sport o a togliersi qualche sfizio con un budget limitato.

ROMA IN CIMA ALLA CLASSIFICA - La Camera di Commercio di Milano - paragonando i dati del registro delle imprese al primo trimestre 2009 con quelli del 2004 - ha stilato una classifica delle città dove si fa più ricorso al mercato di seconda mano. E Roma, in piena crisi economica, conquista il suo primato. Nella Capitale c'è il maggior numero di negozi dell'usato in Italia, che qui sono quasi il doppio che a Milano e Napoli. La provincia di Roma ha ben 394 punti vendita, pari all'11,5% del totale nazionale, contro i 232 di Milano (il 6,8% del totale) e i 206 di Napoli (6%).

MERCATO IN CRESCITA - A livello nazionale, il mercato delle «occasioni usate» è decisamente aumentato negli ultimi cinque anni, con una crescita a livello nazionale dei punti vendita del 35,1% . In tutta Italia alla fine di marzo risultavano esserci 3.433 negozi di usato. Roma è poi la provincia che ha visto la maggior crescita di questo genere di negozi dal 2004, con un balzo dell'83,3%, contro il 38,4% di Milano e la flessione del 5,5% segnata a Napoli. Alle spalle di Roma cresce con vivacità solo Brescia (+52,2%), dove i negozi dell'usato sono 70 (2% nazionale).

MODERNI RIGATTIERI - Questo tipo di negozi raccolgono e vendono di tutto, vestiti, scarpe, libri, mobili, elettrodomestici. Il settore che va per la maggiore è quello del mobile antico e usato (58% del totale), che è quello che ha registrato anche l'aumento più alto (+98,8% di crescita dal 2004 al 2009). Seguono il settore di oggetti e vestiti usati (22,7% del totale) e quello dei libri (7,4% del totale), che pure negli ultimi cinque anni sembrano aver vissuto una selezione con un calo, rispettivamente, del 4,8% e dell'1,6%. Il mobile antico vede poi un vero e proprio boom a Milano, dove i negozi sono 108 e in crescita del 173,8% da cinque anni a questa parte.

A MILANO, PIU' MODA CHE RISPARMIO - Nel capoluogo lombardo, poi, l'usato sembra essere più un fenomeno di moda che di risparmio, giudicando almeno il fatto che qui i negozi di libri usati non sono neppure un quinto (18) rispetto a quelli di mobili (il 6,8% del totale, rispetto al 7,4% nazionale).

(Corriere della sera-24 agosto 2009)

LO SAPEVATE CHE...


L'espressione PIN UP GIRL,
letteralmente ragazze da
appendere, in merito a poster e
calendari, venne introdotta per la
prima volta nel 1941.


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